Tutto, ma proprio tutto, quello che vale, che ha valore, che è un bene prezioso, ha da essere fragile. Noi siamo fragili, la ragione è fragile, la salute è fragile, la buona sorte è fragile, la vita è fragile, la bellezza è fragile, la giovinezza è fragile. Pure aspiriamo tutti, noi fragili, nel passaggio della vita, a ciò che è duraturo, solido, eterno.
Gli egizi ne furono Maestri incomparabili. Poderose piramidi, attente imbalsamazioni, viaggi nell’oltretomba. Ed anche i tibetani ne descrissero il viaggio. E le Religioni, tutte, hanno creato sintassi della sopravvivenza, percorsi dell’immortalità. I Greci inventarono i miti, intrisi di bellezza ed orgoglio, e fermarono la giovinezza nel marmo. Per sempre.
E dal Partenone germinò il fiume della Bellezza che trovò le parole del tempo. Ed il Cristianesimo, nelle grandi Cattedrali, sfidò l’eternità in una sinfonia di luce e di pietra. E la Musica catturò la matematica e l’armonia dell’Universo rendendone suono armonioso e sapiente. E Grandi artisti hanno lasciato le proprie impronte nella sabbia del tempo, incuranti della paziente operosità del mare che tutte le avrebbe coperte. Noi siamo fragili sì, ma come il gattino della fotografia, ci proiettiamo nella forza della vita, ne siamo parte. E non è solo un miraggio, un’illusione, una bugia: è molto di più. E’ un’intuizione. Un baluginamento di verità.
Perché tutti siamo le note d’una musica invisibile; straordinaria; forse sublime. E’ la vita della vita. E’ l’energia della materia che si veste di coscienza. Una nota di una sinfonia sconosciuta che suona nella storia del tempo. Ecco perché ci rispecchiamo come poderose tigri. E’ la ripetizione della storia infinita d’ogni bambino che si ritiene il centro del mondo e che si vive come onnipotente, nella fantasia.
Quel gattino siamo noi; quella tigre siamo noi: quella vita nel suo cammino siamo noi. Forti nella fragilità, sicuri nel viaggio, con una fine che sarà, per altri, un nuovo inizio.
E’ la storia infinita d’una fiaba: la nostra.