Giovanni Boldini, emblematico pittore della Belle Époque italiana, nel 1901 si cimenta nella realizzazione di uno dei ritratti più belli e particolari da lui realizzati, ma anche uno dei più laboriosi e, per certi versi, sofferti in quanto l’opera potrà considerarsi conclusa solo nel 1924, quando il pittore apporrà la sua firma e data. Ma cosa ha determinato realmente la complessità di tale risultato, in un percorso di ben 23 anni? E come un pittore ferrarese, eccentrico e raffinato come Boldini, approda nel “bel mondo” palermitano dell’epoca?
Incaricato dall’imprenditore don Ignazio Florio di ritrarre la moglie Franca, donna elegante e bellissima, Boldini arriva a Palermo da Parigi, ma il suo soggiorno è molto breve, dal 5 al 23 marzo, in seguito al contrasto tra il pittore e il committente che reputa il ritratto troppo audace e sensuale, tanto da rifiutare il pagamento del corrispettivo e da rispedirlo a Parigi all’autore.
Del ritratto sono esistite tre versioni differenti, ma è bastata un’analisi ai Raggi X per comprendere che si trovano tutte nella stessa tela, sovrapposte in una stratificazione temporale fino a giungere all’unica versione esistente datata 1924 e acquistata dal Barone Rotchild fra il 1927-28. Così, nelle diverse varianti, l’abito che in principio aveva maniche lunghe con intarsi sui polsi e una gonna riccamente decorata viene poi semplificata, lasciando braccia e caviglie scoperte, eliminando decorazioni e strascico.
Franca Florio, all’anagrafe Donna Franca Jacona della Motta dei baroni di San Giuliano, alta circa un metro e 73 centimetri, occhi verdi, carnagione ambrata e delle forme sinuose, ricoprì un ruolo fondamentale nella gestione dell’economia della famiglia che contava banche, industrie, cantieri navali, fonderie, tonnare, saline, cantine vinicole per la produzione anche del rinomato Marsala e, soprattutto, una delle più grandi flotte europee, la Società di Navigazione Italiana. Donna Franca fu una signora dal grande fascino, apprezzata da molti non solo per la sua bellezza, ma anche per la nobiltà d’animo, la delicatezza e la cultura che connotavano la sua persona nei rapporti instaurati negli ambienti influenti del tempo, sempre improntati alla naturalezza e affabilità. Amante dei gioielli, ne riceveva in dono dal marito sistematicamente, provenienti da importanti maison dell’epoca come Lalique e Cartier. Ignazio si serviva da loro sia per i gioielli che regalava alla moglie, che per quelli riservati alle sue numerose “amiche”, come un famoso bolero di smeraldi disegnato da Cartier e donato a una ballerina delle Folies Bergère, conosciuta come la Bella Otero.
Fra tutti i gioielli di Donna Franca il più rinomato è sicuramente la collana di perle lunga sette metri portata nel ritratto, composta da 365 perle, si dice una per ogni lacrima versata a causa dei continui tradimenti del marito, di consistente calibro, pesante e maestosa.
Lo splendido abito nero in velluto indossato da Donna Florio nel ritratto è conservato oggi alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze, ma il modello è a collo alto, castigatissimo, segno che il pittore, nella sua immaginazione, diede una reinterpretazione audace. Tale accadimento ha dato luogo a una serie di commenti maliziosi sul rapporto che si era instaurato tra Don Ignazio e Giovanni Boldini, supponendo che la gelosia del committente avesse un fondamento.
Ammirando il ritratto, dalla dimensione imponente, recentemente esposto alla Villa Igiea di Palermo, si nota la particolarità del soggetto che ne determina il discostamento dai canoni femminili generalmente riprodotti dall’artista. I lineamenti aggraziati, il viso ovale, gli occhi tondeggianti, restituiscono al pubblico una figura di donna più concreta, legata alla materialità, con un’espressione semplice che fa intuire la personalità affabile e aperta della modella. In questo dipinto Boldini riesce, più di ogni altro, a rendere un’immagine di donna vera, reale, sicuramente con una personalità forte e gioviale che la società del tempo apprezzava, nonostante sia connotata da eleganza e raffinatezza come le altre figure ritratte dall’artista ferrarese.
E così sembra agevole accostare il ritratto alle parole formulate da Gabriele D’Annunzio, ispirato dalla bellezza e dalla grazia della signora di Palermo: “L’unica. Una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino”.
Giovanni Boldini, pittore ferrarese, è riuscito a raccontare con la sua arte il lato più elegante dell’Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento: salottiera, fugace, leggera ed enormemente vanitosa. Celebre il ritratto di Giuseppe Verdi riprodotto nelle 1.000 lire.