La bellezza è qualcosa di cui ogni giorno desidereremmo circondarci, associandone il concetto a un senso piacevole di gioia e di serenità, a una visione positiva della vita. L’incanto di un panorama, l’immagine di un quadro o di una statua, l’ascolto di un brano musicale possono affascinarci, provocando emozioni positive determinate da un paragone che, inconsciamente, operiamo nei confronti di un canone di riferimento interiore.
L’ideale di bellezza universale è stato ricercato con entusiasmo e passione nel corso della storia da filosofi, poeti e artisti, senza tuttavia riuscirne a dare una visione valida in assoluto. Per questo motivo la bellezza non può essere intesa in modo univoco, ma è qualcosa di mutevole e soggettivo in relazione ai canoni estetici del tempo e alla nostra individualità; vi sono persone che trovano la bellezza nella musica, nella natura, nell’arte, nella tecnologia e in altri innumerevoli campi di esperienza.
La ricerca della perfezione estetica è strettamente collegata al mondo dell’arte, inteso sia come produzione che come fruizione da parte della collettività e inevitabilmente differente nelle varie epoche.
Icona di bellezza senza tempo, riconosciuta universalmente, è la raffigurazione della dea Venere, che trae il nome dalla dea romana dell’amore e della pace. Per i Greci questa era Afrodite, per gli Egiziani Iside e per i Fenici Astrate. Venere/Afrodite è nota come la figlia di Cielo e Mare, ovvero di Urano e Gaia, ma è anche intesa come una delle discendenti di Zeus, o anche quale progenie della schiuma del mare.
Nelle diverse età la dea è stata simbolicamente rappresentata in tantissime varianti, attraverso opere d’arte spesso fortemente contrastanti fra loro. Una delle trasposizioni più amate e conosciute è la Venere del Botticelli, custodita nella versione della sua nascita presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, ma presente anche in altre versioni sparse per il mondo.
Ma qual è il segreto che cela tale figura, talmente apprezzata da milioni e milioni di visitatori da venire sublimata in immagini composite come simbolo di bellezza universale?
Sicuramente la grazia, la dolcezza dei lineamenti, il collegamento operato nelle opere d’arte tra l’armonia esteriore della donna e la gradevolezza delle stagioni estive e primaverili. Eppure il segreto di tale spiritualizzazione è da ricercare anche nelle origini dei dipinti che la raffigurano. Il contesto storico in cui nascono questi capolavori è quello del Rinascimento fiorentino del 1400, un’epoca di fioritura delle arti e della cultura, legata al successo politico della famiglia dei Medici di Firenze.
In quell’epoca mai una nobildonna sarebbe stata ritratta completamente nuda, senza alcun velo che ne coprisse l’intimità. L’espediente artistico non fa altro che idealizzare la donna stessa, innalzandola a un livello di simbolo etereo di bellezza ideale senza tempo ed è stato possibile in quanto realizzato posteriormente alla sua morte.
Nella realtà, i documenti del tempo attestano la corrispondenza della Venere del Botticelli con una donna realmente esistita: Simonetta Cattaneo Vespucci, la donna più amata del Rinascimento italiano. La storia di Simonetta è quella di una persona reale, fatta di gioie e sofferenze, travolta da accadimenti terribili che la conducono a morire giovanissima, all’età di soli ventitrè anni. Botticelli non si arrenderà mai alla dipartita prematura della sua musa, chiedendo di essere seppellito, alla sua morte, ai piedi della diva Simonetta.
Il pittore la seguirà nei suoi sogni, ne concretizzerà l’immagine nei dipinti, realizzati quasi tutti dopo la scomparsa della ragazza, rendendola musa immortale di bellezza per l’umanità.
Di seguito una carrellata di immagini che interpretano la Bellezza sublime attraverso l’Arte.
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